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Argomento:
Traumatologia sportiva
Data:
2004
Testata:
Sport e medicina 6: 44-48, 2004
 

L’applicazione terapeutica delle microcorrenti nel dolore muscolare post-esercizi
di Gian Nicola Bisciotti

- Dipartimento "Entraînement et performance" , Facoltà di Scienze dello Sport, Università Claude Bernard, Lione (F).
- Scuola Universitaria Interfacoltà di Scienze Motorie, Torino (I)

INTRODUZIONE

I primi studi sul dolore muscolare post-esercizio, altrimenti definito con il termine di DOMS (delayed onset muscular soreness), sono da attribuirsi a Hough1 e risalgono al 1902, da allora numerosissimi sono i lavori in merito a questa problematica così diffusa in ambito sportivo. E’ conoscenza comune il fatto che l’esercizio fisico, di una certa intensità e durata provochi, nei distretti muscolari implicati nel lavoro stesso, l’insorgenza di una sintomatologia dolorosa, per molti aspetti simile, anche se ovviamente non sovrapponibile, alla sindrome algica miofasciale. Infatti, anche se sia nel dolore muscolare post-esercizio, che nella sindrome algica miofasciale, i muscoli dolenti non mostrano alcun aumento dell’elettromiografia di superficie a riposo, la localizzazione del dolore, come la sua insorgenza e durata, differiscono sostanzialmente nei due casi. Un ulteriore parametro che differenzia la sindrome miofasciale dal dolore muscolare post-esercizio, è costituito dal fatto che le forti alterazioni del CPK ematico che compaiono in quest’ultimo, non costituiscono la regola nell’ambito della prima 2. Nel DOMS , la descrizione della dislocazione del dolore muscolare fa riferimento, sia al ventre muscolare in toto3, che alla giunzione muscolo-tendinea distale4. Il DOMS è soprattutto correlato all’esecuzione di esercizi basati su contrazioni di tipo eccentrico di una certa intensità, e la sensazione d’indolenzimento muscolare appare tra le 8 e le 24 ore successive a questi ultimi, raggiungendo l’acme tra le 24 e le 72 ore e solitamente scomparendo entro 5-7 giorni, 5,6,7,8. L’insorgenza del DOMS è sostanzialmente riconducibile sia cause di tipo meccanico, che metabolico3,9,10,11,12. Il maggior danno meccanico indotto dall’esercizio eccentrico è l’ispessimento e la separazione, che può arrivare sino alla totale disorganizzazione, della stria Z. Nelle situazioni più gravi i miofilamenti che convergono sulle strie Z danneggiate, presentano un eccessivo grado di contrazione ed un’anomala disposizione spaziale, inoltre i mitocondri presenti in prossimità della zona danneggiata, appaiono spesso di un volume maggiore rispetto alla normalità 13. Le alterazioni di questo tipo sono principalmente riscontrabili nelle fibre di tipo II, anche se è possibile osservare fenomeni di tipo degenerativo anche nelle fibre di tipo I. Il rapporto tra danno delle fibre FT e quello a carico delle ST, rimane comunque di 3:114. Gli esercizi eccentrici massimali possono inoltre causare un aumento ponderale della massa muscolare coinvolta, dovuto ad edema da sforzo, rilevabile clinicamente4,15. Sempre per ciò che concerne il danno di origine meccanica, oltre alla lesione degli elementi contrattili, è ipotizzabile anche uno stress a carico del tessuto connettivo16,17. I danni d’origine metabolica sono riconducibili a diversi fattori, trai quali è importante ricordare, l’innalzamento della temperatura locale del muscolo che favorirebbe la fuoruscita di mioglobina dalle fibrocellule9, 18, la fuoruscita enzimatica compartimentale soprattutto per ciò che concerne il CK ed LDH10,19,20,21,22, la riduzione della concentrazione di ATP all’interno del muscolo23, ed infine la produzione di radicali liberi ed il conseguente fenomeno di lipoperossidazione24,25. Diversi sono gli studi inerenti i possibili interventi terapeutici che possono essere in grado di limitare il DOMS: la somministrazione di FANS26,27, di sostante antiossidanti28,29, oppure l’applicazione di tecniche di massofisioterapia30,31. Tuttavia, oltre a questo tipo di terapie, l’applicazione d’elettroterapia basata su correnti di tipo MENS (micro-electrical-neurostimulation), dato il loro alto potere riparativo sui tessuti danneggiati, potrebbe rivelarsi particolarmente indicato nel trattamento del DOMS. Lo scopo di questo studio è appunto quello di verificare l’applicabilità delle MENS nel campo della terapia strumentale atta all’attenuazione della sintomatologia dolorosa e della limitazione funzionale causata dal DOMS.

PROTOCOLLO E METODI

Soggetti

Sono stati presi in considerazione 20 atleti praticanti fitness sia di tipo muscolare che aerobico, la cui età, peso ed altezza erano rispettivamente di: 20.6 ± 2.3 anni (media ± deviazione standard), 76.1 ± 6.5 kg, 178.7 ± 2.2 cm. I soggetti sono stati suddivisi in modo randomizzato in 2 gruppi (G1 e G2) tramite un random walk. Nessuno dei soggetti presentava patologie di tipo dermatologico, muscolare o neuromuscolare. Inoltre tutti gli atleti che hanno preso parte al protocollo di test erano stati preventivamente informati sullo scopo della ricerca e sui possibili rischi ad essa connessi.

1° test di determinazione della forza massimale

Ad ogni soggetto è stato richiesto di eseguire un test di determinazione della forza massimale nel corso dell’esercizio di distensione su panca piana (DPP) e di leg extension (LE). I valori di forza massimale sono stati determinato tramite il protocollo del FVR test32.

Seduta d’allenamento eccentrico

Ogni soggetto ha effettuato, dopo previo riscaldamento, 5 serie, intervallate da 4’ di recupero passivo, ciascuna delle quali era costituita da 6 ripetizioni, dell’esercizio di distensioni su panca piana con un carico pari al 130% del carico massimale precedentemente stabilito nel test FVR .

Seduta di corsa in discesa.

Ogni soggetto, dopo aver effettuato la seduta di allenamento eccentrico precedentemente descritta, effettuava una seduta di corsa in discesa su strada, della lunghezza di 6 km, il percorso presentava una pendenza media pari al 10%. Il ritmo di corsa era liberamente scelto dall’atleta, che era comunque invitato ad adottare un ritmo di corsa impegnativo, tale da determinare un gravoso impegno per ciò che riguardava la contrazione eccentrica dei muscoli estensori degli arti inferiori ad ogni falcata.

Applicazione della terapia MENS.

Il gruppo G1, nell’arco delle 48 ore successive al protocollo di test sopra descritto, si è sottoposto a 3 sedute di elettroterapia MENS, rivolta ai gruppi muscolari dei pettorali e dei quadricipiti femorali. I parametri della seduta di elettrostimolazione erano i seguenti:

Apparecchiatura utilizzata: Activa 300 (by Globus Italia, Codognè, Treviso).

Durata del trattamento: il trattamento era suddiviso in due fasi, la prima era della durata di 20’ e la seconda di 10’.

Parametri di corrente:

-prima fase: intensità 5 ľA, frequenza 5 Hz e larghezza dell’impulso di 250 millisecondi.

-seconda fase: intensità 100 ľA, frequenza 1Hz e larghezza d’impulso 100 millisecondi.

Nello stesso periodo di 48 ore, i soggetti del gruppo G2 hanno osservato un periodo di riposo astenendosi da ogni forma di esercizio fisico e/o di pratica rigenerativa.

2° test di determinazione della forza massimale

A distanza di 48 ore dallo svolgimento del protocollo di test sopra descritto, sia i soggetti del gruppo G1, che del gruppo G2, si sono nuovamente sottoposti al test FVR al fine di determinare gli eventuali cambiamenti del valore di forza massimale nel corso dell’esercizio di DPP e LE .

Quantificazione del DOMS

Sempre a 48 ore di distanza dal protocollo di test ad ogni soggetto è stato richiesto di quantificare tramite il test di Scala Analogica Visiva33 il grado di dolenzia muscolare percepito a livello della muscolature pettorale e degli estensori degli arti inferiori nel corso di un esercizio di stretching degli stessi.

Statistica

Per ogni variabile e condizione considerata sono stati calcolati gli indici statistici ordinari come media, deviazione standard e varianza.

La differenza statistica tra i valori di forza desunti dal 1° e dal 2° test FVR all’interno dello stesso gruppo è stata testata attraverso un test non parametrico di Wilcoxon.

La significatività statistica della differenza percentuale tra il decremento di forza registrato tra il 1° ed il 2° test FVR tra i due gruppi è stata testata attraverso un test non parametrico U di Mann — Whitney.

Infine la differenza tra i valori di dolore muscolare percepita a livello muscolare, quantificati attraverso il test di Scala Analogica Visiva, tra i due gruppi è stata testata attraverso un test non parametrico U di Mann — Whitney.

Infine il decremento di forza registrato tra il 1° ed il 2° test FVR nell’esercizio di DPP e LE è stato correlato, tramite una correlazione dei ranghi di Spearman, al valore di dolore percepito rispettivamente a livello della muscolatura pettorale e di quella degli estensori degli arti inferiori.

La significatività statistica è stata fissata a p < 0.05.

Risultati

-Nel gruppo G1 i valori di forza massimale desunti tramite il 1° test FVR durante l’esercizio di DPP erano pari a 93.65± 4.51 kg (media ± deviazione standard) . Sempre nell’esercizio di DDP, i valori di forza massimale del gruppo G1 registrati nel 2° test FVR erano pari a 84.11± 4.11 kg. La differenza tra il valore del 1° test e del 2° test, pari al 10.19± 2.51% , era statisticamente significativa (p<0.05).

-Nel gruppo G2 i valori di forza massimale, nell’esercizio di DPP registrati durante 1° test FVR erano pari a 95.76± 5.22 mentre nel 2° test FVR erano uguali a 80.71± 5.45 kg. La differenza tra il valore del 1° test e del 2° test, pari al 15.72± 3.38% , era statisticamente significativa (p<0.05).

-La differenza tra il decremento percentuale di forza tra il 1° ed il 2° test FVR nell’esercizio di DPP tra i due gruppi (10.19± 2.50 versus 15.72± 3.38) era statisticamente significativa (p<0.001).

-Il valore di dolenzia muscolare percepita a livello della muscolatura pettorale era pari a 3.33± 0,82 e 5.13± 0.76 rispettivamente per gruppo G1 e G2. La differenza era statisticamente significativa (p<0.001).

-Nel gruppo G1 i valori di forza massimale desunti tramite il 1° test FVR durante l’esercizio di LE erano pari a 138.55± 14.58 kg, mentre i valori di forza massimale registrati nel 2° test FVR di LE erano pari a 123,13± 17,56 kg. La differenza tra il valore del 1° test e del 2° test, pari al 11.13± 4.48% , era statisticamente significativa (p<0.05).

-Nel gruppo G2 i valori di forza massimale durante l’esercizio di LE registrati durante 1° test FVR erano pari a 135.96± 11.72 mentre nel 2° test FVR erano uguali a 115.55± 10.49 kg.

La differenza tra il valore del 1° test e del 2° test, pari al 15.01± 5.38% , era statisticamente significativa (p<0.05).

-La differenza tra il decremento percentuale di forza tra il 1° ed il 2° test FVR tra i due gruppi (11.12± 4.48 versus 15.01± 5.38) era statisticamente significativa (p<0.001).

-Il valore di dolenzia muscolare percepita a livello della muscolatura estensoria degli arti inferiori era pari a 2.30± 0,75 e 3.68± 0.65 rispettivamente per gruppo G1 e G2. La differenza era statisticamente significativa (p<0.001).

-Il decremento di forza registrato tra il 1° ed il 2° test FVR nell’esercizio di DPP e LE non è staticamente correlato, al valore di dolenzia percepito rispettivamente a livello della muscolatura pettorale e degli estensori degli arti inferiori.

DISCUSSIONE

I risultati da noi registrati, in termini di decremento di forza in seguito ad esercizio eccentrico, sono in linea con quanto ritrovabile in bibliografia4,34 e confermano in tal modo che il DOMS, oltre che ingenerare dolenzia muscolare, costituisce una causa limitante della prestazione atletica, diminuendo di fatto le capacità contrattili della muscolatura coinvolta nel fenomeno. Tuttavia, il fatto che la perdita di forza registrata sia a livello della muscolatura pettorale, che del quadricipite femorale, non sia significativamente correlata con il dolore percepito e riferito dall’atleta, conforta l’ipotesi, peraltro già avanzata da altri Autori35, che la limitazione funzionale provocata dal DOMS, dipenda anche da altri fattori oltre che dal danno miofibrillare indotto dalla magnitudo dell’esercitazione effettuata.

L’applicazione di un’elettroterapia basata sulla somministrazione di correnti MENS, ossia correnti la cui intensità sia compresa tra i 10 ed i 500 ľA, ha fatto registrare nel gruppo G1 una significativa diminuzione sia della sensazione algica percepita dagli atleti, che della limitazione funzionale, intesa coma capacità di mantenimento della funzione contrattile nella muscolatura considerata. I nostri risultati si trovano d’altro canto in linea con quanto riportato nell’ unico, a nostra conoscenza, lavoro scientifico ritrovabile in bibliografia concernente l’effetto positivo delle correnti di tipo MENS sul DOMS36. Questo effetto positivo delle MENS sul dolore muscolare e sulla diminuzione di funzionalità contrattile indotti dall’esercizio eccentrico, è sostanzialmente attribuibile al valore terapeutico che riveste la somministrazione di correnti a basso amperaggio. In effetti, la valenza terapeutica delle MENS è riconducibile a diversi fattori.

In primo luogo occorre considerare come il calo di ATP, conseguente all’esercizio muscolare intenso e prolungato come quello che costituirebbe la causa del DOMS, comporti un’inefficienza nel pompaggio attivo all’interno del reticolo saorcoplasmatico degli Ca++, il cui aumento di concentrazione porterebbe ad una degradazione del contenuto cellulare37. Diversi lavori di ricerca 38,39,40 dimostrerebbero come il livello di sintesi d’ATP sia accresciuto grazie alla somministrazione di microcorrenti. L’incremento della sintesi d’ATP infatti, raggiungerebbe i suoi livelli massimi grazie all’applicazione di correnti di circa 500 ľA, mentre al di là di questo livello d’intensità decrescerebbe rapidamente38,39. L’aumentato livello di sintesi dell’ATP, conseguente alla somministrazione di microcorrenti, potrebbe quindi concorrere al mantenimento dell’omeostasi intracellulare del Ca++ nel muscolo danneggiato nel corso dell’esercizio, diminuendo in tal modo il rateo di degradazione del contenuto cellulare36.

Inoltre le MENS, sarebbero in grado d’incrementare la captazione di acido alfa-aminoisobutirrico38, fattore che si rivela essenziale nell’ambito dei meccanismi di sintesi proteica che sono alla base dei processi di riparazione tissutale. Un incremento della captazione di acido alfa-aminoisobutirrico dell’ordine del 30-40%, come quello riscontrabile grazie all’applicazione di MENS d’intensità appropriata38, può rivestire un ruolo non sottovalutabile nel corso dei processi di ristrutturazione cellulare, come ad esempio nella riparazione tissutale del tessuto connettivo16,17 e della stria Z insultati nel corso dell’esercizio eccentrico13, oppure nei processi riparativi della membrana cellulare conseguenti al fenomeno di lipoperossidazione indotto dal DOMS24,25.

Infine l’applicazione delle microcorrenti su di un tessuto traumatizzato, è in grado d’attivare il flusso proteico e di accelerare la sua migrazione all’interno dei canali linfatici. L’accrescimento della concentrazione proteica che si verifica all’interno dei canali linfatici, determina un aumento del flusso di liquido, proveniente dallo spazio interstiziale, all’interno dei vasi linfatici, causato dal contestuale aumento delle forze oncotiche all’interno degli stessi41. L’aumento di flusso provoca una distensione del lume dei vasi linfatici che determina a sua volta un incremento nel rateo della contrazione linfatica5. Questo processo può determinare una riduzione dell’edema, dello stato di gonfiore e conseguentemente della sintomatologia dolorosa, causati dal DOMS nei tessuti della zona interessata 42.

In conclusione, i dati desunti dal presente studio, permettono di avanzare l’ipotesi di una valenza positiva delle applicazioni di microcorrenti allo scopo di diminuire la severità della limitazione funzionale e della sensazione algica indotti dal DOMS, conseguente ad un’attività gravosa e prolungata. Inoltre è possibile ipotizzate un effetto terapeutico delle MENS nell’accelerazione delle riparazioni tissutali provocate da contrazioni eccentriche intense e ripetute. Le microcorrenti quindi potrebbero, soprattutto se unite ad altre forme di terapie farmacologiche e/o manuali8,27,30,31, accelerare i tempi di supercompensazione, favorendo il recupero muscolare in numerose discipline sportive dove il danno di tipo meccanico e metabolico, come nella la corsa7,16,19,37, oppure prettamente metabolico, come nel ciclismo43,44 , limitano di fatto il normale processo d’allenamento.

 

Grafico 1 : differenza di forza percentuale pre e post protocollo tra il gruppo G1 ed il gruppo G2 nell’esercitazione di DPP (p<0.001).

Grafico 2 : differenza di forza percentuale pre e post protocollo tra il gruppo G1 ed il gruppo G2 nell’esercitazione di LE (p<0,001).

 

Grafico 3 : differenza tra i valori di dolore riferito a livello della muscolatura pettorale, nel corso d’ allungamento di quest’ultima, tra il gruppo G1 ed il gruppo G2 a 48 ore dalla fine del protocollo sperimentale. (p<0,001).

 

 


Grafico 4 : differenza tra i valori di dolore riferito a livello del quadricipite femorale, nel corso d’ allungamento di quest’ultima, tra il gruppo G1 ed il gruppo G2 a 48 ore dalla fine del protocollo sperimentale. (p<0,001).



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